La storia del volontariato in Nepal di Rebecca
Avevo sentito parlare molto del Nepal. Tutti hanno sentito parlare del Nepal almeno una volta nella loro vita: le sue alte montagne, le terre di nessuno, il traffico, gli odori e i sapori differenti e Kathmandu, città approdo dei viaggiatori più coraggiosi che vogliono assaporare l’Oriente. Tutti hanno sentito parlare del Nepal, molti hanno viaggiato in Nepal, pochi ci hanno vissuto ma nessuno ci ha vissuto come ci ho vissuto io. Ma non è stata bravura, la mia, solo una fortunata casualità. La mia esperienza di volontariato in Nepal è durata due mesi che ho avuto il piacere di passare all’interno di un orfanotrofio con sede nella periferia di Kathmandu. Come volontaria, ti è richiesto di immergerti in questo meraviglioso quanto confuso universo quale è la vita nepalese e di inserirti all’interno di un nucleo sociale che dopo un paio di settimane puoi già chiamare famiglia.
La mia famiglia era composta da 15 tra bambini e ragazzi di un età compresa tra i 10 e i 16 anni di età, tutti provenienti da diverse parti del Nepal e ognuno avente diverse qualità, priorità e bisogni. In mattinata, dopo il momento di preghiera e insieme all’aiuto di altre ragazzi più grandi del posto, preparavamo la colazione e li aiutavamo a mettere le divise per andare a scuola. Avendo età diverse frequentano due istituti scolastici diversi: il gruppo dei più grandi era molto indipendente e dunque andavano a scuola da soli, mentre noi aiutavamo il gruppo dei più piccini, la cui scuola si trovava anche più lontano, a circa 25 minuti da casa nostra. Tornati a casa ci dedicavamo a diversi compiti: alcuni giorni lavavamo i vestiti o approfittavamo dell’assenza dei ragazzi per poter pulire le varie stanze e altri invece ci prendevano dei momenti per stare insieme e condividere qualcosa oppure ci ritagliavamo dei momenti per svolgere ognuno le proprie cose. Andavamo a prendere i ragazzi verso le 4 e una volta tornati preparavamo loro uno snack. Il momento più bello della giornata era quando li aiutavamo a studiare durante il pomeriggio o quando organizzavamo qualche gioco di società prima di metterli a letto.
Sono contenta di aver svolto questa esperienza; ho condiviso dei momenti con i ragazzi in cui ho capito davvero il valore di certe cose e quanto sia importante affrontare ogni cosa con l’umore e la pazienza giusti. Sono stata e sono nient’altro che un piccolo pianeta in qualche sistema di quell’universo che ho nominato prima, ma lo costituisco. E questo è un grande privilegio.
Berettoni Rebecca